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Si torna a viaggiare

Tutte le famiglie, e la nostra non costituisce certo un’eccezione, hanno i loro problemi, grandi o piccoli che siano. Problemi, intoppi, imprevisti, impedimenti, possiamo chiamarli come ci pare, sta di fatto che i nostri impegni si spostano, le abitudini cambiano e la normale routine viene stravolta.

Dopo le vacanze estive dello scorso anno le nostre uscite del fine settimana si erano ridotte di parecchio. Un po’ per i motivi elencati qui sopra e un po’ perché il nostro equipaggio è aumentato di un’unità: è arrivata Chloe, la nostra piccola gatta nera.

Così, piano piano, un passo alla volta, abbiamo iniziato a portarla in camper, dapprima molto vicini a casa e poi un po’ più in là, prima una notte, poi due, poi tre… La prima volta ci ha lasciati dubbiosi, piangeva, non voleva stare nel trasportino, non voleva il guinzaglio… tolto tutto e presa sulle ginocchia non ha più fiatato.

Per Pasqua la nostra meta è stata dapprima Castel Del Rio, in provincia di Bologna, un paesino piccolissimo consigliato da una rivista di turismo itinerante, il cui ponte ci ha lasciati senza parole e senza fiato dopo la salita, tanta era la pendenza. Nel Medioevo era l’unico ingresso per il paese e al suo interno si trovavano i posti di guardia per il pagamento del pedaggio; noi pensavamo a quei poveri animali che dovevano trainare i carri colmi di merce su per quel ponte…

Ci siamo poi diretti verso Ravenna, dove ci siamo fermati per poter visitare comodamente la città, temporali permettendo.

La città è una delle mete tradizionali delle gite scolastiche, credo che ognuno di noi sia stato almeno una volta a Ravenna, ma tornarci (come in altre città d’arte, del resto) non è mai monotono, i mosaici del Mausoleo di Galla Placidia, Sant’Apollinare Nuovo, la Basilica di San Vitale, il Mausoleo di Teodorico, la tomba di Dante Alighieri… si rivedono ogni volta con occhi diversi.

Torniamo a noi, siamo arrivati al ponte lungo del 25 Aprile, tenuta Matilde a casa da scuola (sì, perché mai una volta che le fermate scolastiche coincidano con le nostre ferie), siamo partiti sabato mattina con l’intenzione (almeno da parte mia) di raggiungere la Toscana, magari la Maremma, per una vacanza più che altro gastronomica, poi al papà è venuta un’idea:- Perché non andiamo verso Poppi, Stia, dove è stato girato “Il Ciclone”?-, eh beh, sempre Toscana era… Prima tappa: Stia (AR)

Trovata l’area di sosta comunale, con tanto di elettricità e completamente gratuita, dopo un pranzo in camper ci siamo avviati verso il paese.

Vedere la piazza e immaginare di trovarsi all’interno del film, sentendo addirittura le musiche in sottofondo è inevitabile, almeno per chi, come noi, ha vissuto quegli anni con la stessa età dei protagonisti.

Una passeggiata, una piccola sosta in una bottega che vende prodotti tipici e poi di ritorno alla base; l’area sosta sorge lungo il corso dell’Arno, e in questa zona hanno aperto uno di quei “parchi avventura”, quelli in cui bambini e non possono arrampicarsi sugli alberi e fare percorsi con le funi, i ponti di corda… è ancora un periodo tranquillo, ci si ferma per la notte e l’indomani si parte con meta: Poppi.

La giornata non era delle migliori, faceva addirittura freddino, per fortuna la pioggia ci ha risparmiati.

Il Castello di Poppi merita assolutamente una visita, solo per l’immenso cortile d’ingresso, con le scalinate che facevano un po’ pensare a “Hogwarts”, non so perché ma mi davano l’idea di potersi muovere da un momento all’altro.

Poi le sale, le scuderie che adesso ospitano esposizioni artistiche, la sala d’armi che è diventata il bookshop del castello (peccato!) e quella che resterà scolpita nella mia memoria molto, ma molto a lungo, la biblioteca del castello. Senza fiato. Manoscritti sotto vetro, le cui illustrazioni, fatte rigorosamente a mano, sembravano poter uscire dalle pesanti pagine ingiallite. Uno spettacolo per gli occhi, il cuore e l’anima, per quanto mi riguarda. Un profondo senso di rigore, disciplina, severità era ciò che respiravo, provando anche un’immensa gratitudine davanti a tanta cultura custodita nei secoli.

Una volta usciti dal castello, anche la nostra parte di turisti enogastronomici si è fatta sentire, abbiamo perciò cercato un locale che possibilmente proponesse piatti tipici.

Abbiamo trovato “L’antica Cantina” dove abbiamo potuto gustare, tra le altre cose, taglierini con spugnole e tagliata di chianina.

Per la sera ci siamo spostati in direzione Laterina, zona in cui si trova il casolare della famiglia del film, ma alle coordinate per l’area di sosta corrispondeva un ristorante, quindi non ci siamo fermati e abbiamo preferito proseguire per Lucignano, un altro piccolo paesino che si è rivelato un ottimo fuori programma.

La prima cosa bella è stata l’area di sosta (foto di apertura), ampia e praticamente deserta, per di più gratuita, con attacco per elettricità; da qui si saliva a piedi per circa 500m e si era già ad una delle porte del paese, il cui centro storico risale al Medioevo.

Abbiamo percorso vicoli fatti di gradini, in salita e in discesa, abbiamo curiosato nei negozietti e ovviamente comprato i prodotti tipici della toscana, con i quali abbiamo pranzato all’aperto, al sole come tre lucertole.

Ci siamo talmente rilassati che, anziché partire per un’altra destinazione, ci siamo fermati anche per la seconda notte e il mattino dopo, non senza aver fatto scorta di pane sciocco, formaggi e salumi, siamo ritornati sulla strada di casa.

Il “rodaggio” di Chloe si è quasi concluso, ha sonnecchiato durante i vari spostamenti e  anche durante il viaggio di ritorno, senza miagolii spaventati e ipersudorazione.

Adesso si torna a viaggiare.

Alla prossima.

 

 

 

 

 

25 Aprile in camper

RacconigiSiamo partiti venerdì 22 di pomeriggio, facendo saltare a Matilde il sabato scolastico. Direzione Racconigi per visitare una delle tante dimore reali (dei Savoia) sparse per il nostro Paese. Essendo giorno lavorativo, l’autostrada era parecchio trafficata e dopo le 17 sono aumentati notevolmente i camper, soprattutto in direzione opposta alla nostra; il traffico era comunque scorrevole, non ci sono stati rallentamenti, né code. Siamo arrivati a Racconigi dopo le 19 e l’area camper era deserta, non sorvegliata, abbiamo quindi deciso di spostarci ad Alba, non vicinissima, ma pur sempre una zona che conosciamo abbastanza bene, il parcheggio/area è vicinissimo al centro città e per fortuna i camper presenti erano ancora pochi, al sabato ci sarebbe stata l’inaugurazione di “Vinum” fiera dei vini piemontesi, molto interessante.

Dopo aver sistemato il camper per la notte, vicino ad un altro di “rumorosi” ottantenni, come si sono scherzosamente definiti, siamo andati in centro decisi a cenare al ristorante, avevo un bisogno urgente di “battuto all’albese” che, per chi non ne fosse a conoscenza è carne di fassona, battuta a coltello fino diventare vellutata purea, condita con sale, pepe e olio d’oliva, che anche ad un non amante della carne cruda potrebbe piacere molto.

Così ho pregato Sandro (mio marito e papà della streghetta) di andare al “Vigin Mudest”, ma mi ha ricordato che avevamo anche un altro locale da provare,???, ok, vada per questo, ma essendo stracolmo, c’era da aspettare. Per principio non amo restare ad osservare la gente che cena con la speranza che se ne vadano in fretta, ma quando poi il titolare alla nostra legittima domanda,se avremmo dovuto attendere molto, ha risposto con un:” C’è da aspettare, punto.” Ho alzato i tacchi e me ne sono andata, con tutta la cattiveria che avevo, ho pensato:” Ciccio, io i soldini li ho, sei tu che hai bisogno che io te li lasci, io mangio anche in camper!”, così ce ne siamo andati, non senza avergli consigliato di imparare l’educazione, indovinate un po’? al Vigin Mudest, che con nostra sorpresa ha cambiato gestione ed è diventato L’Inedito Vigin Mudest.

Il locale è stato completamente riarredato ed è stato aperto il piano inferiore, sotto il livello stradale che lascia visibile una parte di muro di epoca romana. Scegliamo neanche a dirlo, di cenare sotto, in una sorta di vecchia cantina; arrivano i menù: insalata di carne battuta all’albese con salsa al sedano, ravioli del plin burro e salvia, brasato al barolo, stinco di agnello e per finire, ravioli al cioccolato fondente con salsa alle fragole e semifreddo ai tre cioccolati con salsa alla menta; il tutto accompagnato da Dolcetto d’Alba e moscato per il dessert. Al momento del conto, invece del solito bicchierino di amaro, ci è stata offerta una zolletta di zucchero conservata in vasi ermetici con alcool e diversi aromi; per papà alla lavanda e per me arancia e cannella: una bomba, che ha lasciato però un sapore gradevolissimo, intenso e persistente, oltre che freschissimo.

Battuto all'albese

Una passeggiata fino al camper e poi pronti per la notte, in compagnia di una decina di nuovi camper che nel frattempo si sono aggiunti all’area di sosta.

La notte è trascorsa tranquilla, per essere un venerdì notte non c’era nessun via vai di auto.

Sabato mattina, da bravi turisti abbiamo fatto colazione in un bar/forno/pasticceria con cornetti e caffè, poi ci siamo recati al mercato contadino con l’intento di cercare il nostro banco preferito dei formaggi; qui abbiamo comprato delle vere e proprie delizie, formaggi di latte vaccino, di capra e di pecora, l’ultimo, una novità ci ha letteralmente lasciati a bocca aperta: un formaggio di pecora alle pere. Temo di non riuscire a spiegarmi bene, il formaggio non contiene pezzetti di pera, ma se lo si assapora chiudendo gli occhi si è presi dal dubbio di gustare una pera e non formaggio. Difficile rendere l’idea, ma la pasta è talmente vellutata e friabile che più si scioglie e più diventa profumata.

Finita la spesa al mercato, siamo tornati a Racconigi per visitare il castello e l’immenso parco di ben 170 ettari. Unica pecca: la guida non molto preparata.

Non sono laureata in storia dell’arte, ma non mi si può venire a dire che sul soffitto della galleria c’erano dei disegni, che forse sono stati cancellati con la calce per via di una probabile peste. Il soffitto era affrescato! Erano affreschi, non banalissimi disegni! Scusate, ma certe cose mi irritano parecchio, e questo era solo un esempio di quanto abbiamo dovuto ascoltare. Chiudiamo però questa parentesi per parlare del vero protagonista di questa giornata, il castello.

Favoloso è dir poco e, data la mia passione sfrenata per il cibo, indovinate un po’ quale parte mi è piaciuta immensamente?

Le cucine! Grandi, maestose, regali insomma. La sala (cucina) si trova al di sotto del palazzo, nel piano interrato, al centro troneggia una enorme stufa “economica”, diciamo l’equivalente di una cucina da ristorante odierno, solo con il funzionamento a legna, il resto della stanza è arredato con griglie, forni, madie, lavelli e ovunque è appeso il pentolame, rigorosamente in rame. Proseguendo nella visita alle cucine, si nota come esistessero locali riservati ad esempio alla pasticceria, alla preparazione della selvaggina e alla stagionatura dei salumi; i frigoriferi, se così possiamo chiamarli, erano addirittura protetti da cancellate chiuse a chiave. E poi ancora, ghiacciaie, cantine ed una stanza interamente rivestita di marmo predisposta per la macellazione.

La cucina del castello

Tutto il resto del castello è perfettamente arredato, la stanza da letto del re Vittorio Emanuele III è la copia esatta della cabina che il re e la regina avevano su un transatlantico (così almeno ci ha raccontato la guida), ogni camera da letto era seguita da un bagno. Poi gli alloggi per gli ospiti, ogni porta affacciata sul corridoio introduceva in un appartamento, la sala delle feste in marmo bianco e grigio affacciata sul grande piazzale retrostante e la scalinata che porta ad una balconata affacciata sulla sala da ballo.

castello di Racconigi

Usciti dal castello siamo passati sul retro, o meglio su quello che erroneamente avevamo creduto fosse la facciata posteriore del palazzo; da qui la vista dell’immenso parco, dal quale giungevano le carrozze che recavano a palazzo i reali o gli ospiti.

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Purtroppo le condizioni del parco sono pessime, come ci ha spiegato la guida che ci ha accompagnati in carrozza, a causa dei tagli del personale, in pratica non se ne occupa più nessuno, il grande prato è un mare di erbacce mezze secche. Sul fondo del parco un’ altra costruzione ci nasconde alla vista le serre, una vera opera d’arte, anche questa abbandonata al suo destino, infatti la mancanza di personale ha reso impossibile la coltivazione di alcunché. La passeggiata guidata in carrozza ci ha fornito scorci del parco e del castello, che passando a piedi difficilmente avremmo notato. Su una riva del laghetto notiamo una costruzione che, come ci viene spiegato, era una voliera, ospitava i piccioni viaggiatori usati per lo scambio di notizie, con il passare degli anni era rimasto un luogo per le passeggiate romantiche, immerso nel verde dei salici, davvero suggestivo.

Terminiamo il giro del parco e cerchiamo una meta per la notte.

La scelta cade su La Morra, dove abbiamo trovato un agricampeggio: una doccia come si deve non ce la toglie nessuno.

La Cascina del monastero è piu agriturismo che agricampeggio, ma abbiamo libera scelta sul punto di sosta e c’è soltanto un altro camper, di certo non ci sarà confusione.

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Cena e poi nanna, non si sente un’auto passare, in compenso lo stagno è più che abitato, rane su rane che gracidano giorno e notte, una piacevole ninnananna che può mutarsi in un vero e proprio incubo, se qualcuno si ferma ad ascoltare.

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Anche questa notte scorre tranquilla. La mattina è fresca e luminosa ed è davvero un peccato lasciare queste zone, soprattutto quando sai che a casa è stato un vero e proprio diluvio.

Ripartiamo alla volta di Nizza Monferrato, ci sistemiamo nell’area camper vicinissima al centro; dopo pranzo facciamo due passi, ma la cittadina è invasa da bancarelle di ogni sorta, ci sono anche quelle che, con nostro grande stupore, vendono animaletti (gerbilli, criceti russi, tartarughine d’acqua e persino cincillà); visitare la città diventa un problema, è troppo affollata, così torniamo al camper per la nostra ultima notte.

L’indomani mattina, con molta calma ci rimettiamo in viaggio verso casa.

Facciamo sosta a Cremona per il pranzo e anche per dare un’occhiata all’area di sosta, in vista di un prossimo week end appena fuori porta.

Rientriamo nel tardo pomeriggio. E’ stato un bel fine settimana, in una zona che conoscevamo, ma che avevamo sempre visto in autunno e che ci ha piacevolmente stupito per i tanti toni di verde intenso.

Alla prossima.

Domenica alternativa

MantovaDomenica scorsa, abbiamo trascorso l’intera giornata a fare i turisti in giro per Mantova, Capitale Italiana della Cultura per il 2016.

I festeggiamenti sono iniziati sabato mattina, con il discorso del sindaco davanti alla Rotonda di San Lorenzo; Mantova, che già da vent’anni ospita il celeberrimo Festivaletteratura, adesso è più che mai città d’arte e cultura. A salutare questo importante riconoscimento, anche lo skyline ritornato alle origini, con la lanterna della Basilica di S. Barbara restaurata (ricostruita completamente) dopo il terremoto del 2012. Ciliegina sulla torta, due giornate piene di sole, con un clima da primavera inoltrata che ha attirato in città migliaia di turisti.

Mercato europeoUn’altra chicca è stata la seconda edizione del Mercato Europeo che si è svolta, come lo scorso anno, in Piazza Virgiliana, bellissimo parco cittadino, troppo spesso lasciato nel dimenticatoio. I vialetti ghiaiosi di questo grande giardino sono stati invasi da bancarelle ricolme di ogni tipo di mercanzia e ghiottoneria: indumenti in lana cotta dall’Austria, gioielli, borse, saponi dalla Francia, sciarpe, foulard, per passare poi ai Brezen di Merano, ai biscotti della Bretagna, spezie da ogni dove, dolci dalla curiosa forma a cilindro dall’Ungheria, nocciole dall’Olanda, poffcake ( come quelli visti a Fontanellato) dal Belgio, liquirizia di ogni forma e aspetto (liquida, in polvere, a pezzi…) pistacchio in barrette e in crema spalmabile, per non parlare poi degli stand gastronomici, presi d’assalto per tutto il giorno; c’era veramente l’imbarazzo della scelta: cucina spagnola con l’immancabile paella valenciana, cucina bavarese con wurstel e crauti, cucina toscana con fiorentine, trippe, ribollita, cucina polacca, belga, passando per porchette e galletti alla brace, qualche infiltrato non proprio europeo come gli stand argentino e messicano, e altre leccornie.

biscotti bretoni

Ovunque ci si girasse c’era gente che mangiava. I tavoli accanto ad ogni stand erano stracolmi, non si trovava nemmeno un posticino piccolo piccolo; per non parlare delle lunghissime code alle casse. Ma non ci siamo lasciati intimorire ed abbiamo scelto quella più breve in uno stand tedesco. Abbiamo scelto prosciutto alla griglia e un piatto misto stinco, prosciutto, costine e arrosto con crauti, patate e verdure grigliate. Porzioni abbondanti e cibo saporito, due birre dalla Repubblica Ceca e una bibita e ci siamo accomodati sul prato nel mezzo della piazza. Ricapitolando: buon cibo, ottima compagnia, location fantastica, giornata radiosa… cos’altro si può desiderare?

Nell’arco della giornata abbiamo incontrato amici, parenti, conoscenti e tra una birra e l’altra abbiamo avuto modo di gustare parecchi brezen appena sfornati: da urlo! (e da ustioni all’esofago J ) Doppio gnamm!

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Prima di rientrare a casa abbiamo fatto qualche spesuccia: biscotti bretoni per sentire meno la nostalgia della Francia e spezie per rimpinguare le mie scorte ormai al lumicino, tra le quali ho trovato una novità (almeno per me), le fave di Tonka, simili nella forma alle mandorle, delle quali hanno l’aroma, mescolato a quello del miele e della vaniglia, si usano grattugiate come la noce moscata e sono consigliate per i dolci, in particolar modo biscotti e frolle, ma anche per le creme; insomma, devo solo trovare la ricetta giusta. Ah, vanno usate in piccole quantità perché l’aroma è molto intenso.

Finiti gli acquisti siamo tornati alle nostre biciclette e siamo tornati sulla ciclabile che ci portava dritti a casa.

E’ stata una giornata in libertà, piacevole e allegra.

E il vostro week end?

Gita a Bolsena

Lago di Bolsena

Rieccoci tornati a noi. Spero abbiate passato una Pasqua serena e con le persone che amate.

Quest’anno le nostre vacanze pasquali si sono svolte nell’alto Lazio, per la precisione a Bolsena. La località non ci era nuova, l’avevamo visitata anni fa, prima della nascita di Matilde; anche allora ci era piaciuta parecchio ed è per questo che abbiamo deciso di tornarci, per mostrarla alla streghetta.

Siamo partiti venerdì nel primo pomeriggio, dopo il mio rientro dal lavoro ed un pranzo veloce. Purtroppo si sa, nei giorni vicini alle festività il traffico è sempre intenso ed infatti abbiamo perso circa un’ora tra colonne e rallentamenti vari. Siamo arrivati all’uscita autostradale di Orvieto che il sole era già tramontato, il navigatore faceva le bizze e le strade erano completamente al buio. Non si vedeva niente, non sapevamo dove stavamo andando, stavamo facendo dei tornanti, quindi salivamo in montagna, ma, non dovevamo andare sul lago di Bolsena? Dopo l’ennesima curva a gomito finalmente è iniziata la discesa, a diversi crocevia avevamo visto le indicazioni per Bolsena che portavano da tutt’altra parte di dove ci stavamo dirigendo noi. Avevamo inserito le coordinate dell’agricampeggio, trovato per fortuna, quando con una telefonata (in via precauzionale) avevamo scoperto che l’area sosta era al completo già dal giovedì sera, il navigatore non poteva essere impazzito.

Alla fine siamo arrivati, l’agricampeggio era situato un po’ fuori, ma un sentiero che costeggiava il lago ci portava in centro con una passeggiata di una ventina di minuti.

Ci siamo sistemati per la notte, le piazzole per i camper sono davvero grandi, ombreggiate molto bene in estate e l’area offre elettricità, bagni, docce calde, oltre che servizio di scarico per i camper; ceniamo mentre ci guardiamo un vecchio film con Alberto Sordi “I due gondolieri (Venezia la luna e tu)”, poi tutti a nanna.

Il sabato si preannuncia fantastico, cielo azzurro sgombro da nubi e una temperatura mite che invoglia ad abbandonare felpe e maglioni; con molta calma ci incamminiamo verso la città, c’è un grande silenzio sul sentiero, in riva al lago troviamo un camper che ha pernottato lì, bellissimo panorama per il risveglio. Arriviamo alla via che dal lungolago porta al centro storico di Bolsena, un lungo viale costeggiato da piante secolari, con tronchi giganteschi. Un mercatino dell’artigianato ci da il benvenuto in città, cominciamo a fare compere, Matilde ha visto un braccialettino che le piace e ha deciso di spendere i suoi soldini per il souvenir in bigiotteria. Proseguiamo verso l’interno e prendiamo la salita verso il castello, l’orario di visita è continuato, decidiamo così di passarci dopo pranzo, scendiamo di nuovo e di trattoria in trattoria, ci fermiamo a guardare i menù proposti, c’è davvero l’imbarazzo della scelta, poi Matilde attira la nostra attenzione su una libreria/ osteria “La libr’osteria” appunto, qui si può mangiare e per ingannare l’attesa si può sfogliare, leggere uno dei numerosi libri esposti nella sala da pranzo: quelli all’ingresso invece sono in vendita.

libr'osteria

Ci accomodiamo e una signora molto gentile ci porta il menù: una lavagna con scritti i piatti del giorno, antipasti, primi, secondi, contorni, dolci… decidiamo così di ordinare due taglieri di salumi e formaggi tipici e io non ho resistito al richiamo dei broccoletti con la salsiccia, squisiti! Per non parlare poi del dolce una soffice mousse al cioccolato per Matilde ed una fetta di pastiera napoletana per noi (metà per uno).

Il tempo è volato, alle tre passate ci dirigiamo verso il castello, il biglietto d’ingresso ci da la possibilità di visitare il museo archeologico di Bolsena, il castello stesso con i camminamenti di ronda e l’acquario, che non offre pesci rari o tropicali da ammirare, ma pesci d’acqua dolce, la fauna ittica del Lago di Bolsena, quindi carpe, pesci gatto, lucci e girini, rane e tritoni. Bella idea un acquario così!

Finita la visita torniamo verso il lungolago, una breve sosta ai chioschetti per una bibita e poi prendiamo la direzione dell’agricampeggio, una foto al sole che sta tramontando sul lago e poi via di buon passo, ritorniamo al sentiero tra i canneti.

Tramonto

L’area si è riempita di camper, resta comunque tutto molto tranquillo; una doccia veloce e poi a cena! Camminare mette appetito e noi oggi abbiamo fatto più di dodicimila passi. Abbiamo una fame da lupi!

Domenica di Pasqua, la mattinata è serena, anche se non limpida come sabato, ci concediamo un aperitivo in piazza, seduti al sole con l’illusione di abbronzarci in pochi istanti; abbiamo prenotato per il pranzo all’Osteria del contadino, vicino alla fontana di San Rocco, è l’unico locale che non propone un menù fisso per oggi, non che i menù fissi non siano buoni, ma il fatto di non avere possibilità di scelta mi urta un po’, ho un caratteraccio, lo so.

All’una siamo accomodati a tavola, antipasto di salumi, ombrichelli cacio e pepe, grigliata di maiale e agnello scottadito con contorno di patate fritte (non precotte) e fagioli del purgatorio, che io pensavo piccantissimi, in realtà molto delicati; per dolce ci siamo lasciati tentare dalla panna cotta con pere e grappa e con mele e cannella.

Dopo pranzo ci attendono la Basilica di Santa Cristina e il miracolo dell’Eucarestia.

Il tempo sta cambiando, comincia ad annuvolarsi, in effetti le previsioni del tempo davano pioggia in serata e a quanto pare non sbagliavano; passiamo di volata nella norcineria vista in una piazzetta a comprare un po’ di salumi da portare a casa con noi e ci dirigiamo al sentiero che ci ricondurrà al nostro camper, è ancora presto, ci sediamo fuori a sorseggiare una birra nel più totale relax. Non sembrerebbe, ma anche oggi i nostri passi sono stati più di dodicimilasettecento.

Cena veloce guardando la tv, ultima sera di vacanza, domani si torna a casa. L’idea è di partire presto per evitare il caos del rientro. Non abbiamo fatto tutte le tappe che ci eravamo proposti, il Parco dei mostri, Civita la città che muore ma ci siamo fermati qui, anche papà si è rilassato, per tutto il resto c’è tempo, si faranno altre gite.

Lunedì, mattinata grigia, la notte come previsto ha piovuto, si riordina il camper e si parte, sono quasi le dieci, speriamo non ci sia molto traffico; anche questa festa se n’è andata e la nostra stagione camperistica è iniziata, non resta che programmare le prossime uscite.

Alla prossima

Aperitivo

salatini

Domenica scorsa stavo preparando gli stuzzichini per il nostro consueto aperitivo, quando mi sono ricordata di avere in freezer un rotolo di pasta sfoglia quasi “datato”, per non dire scaduto, così la cosa più ovvia da fare erano i salatini con i wurstel, già, ma con i due terzi del disco di pasta, cosa potevo inventare?

Ho pensato di fare i grissini, ma come ho già detto la scorsa volta, il mio forno adora incenerire qualsiasi cosa si trovi al suo interno, non appena si volta l’occhio. Ho pensato alle pizzette, un classico ma… no, non mi ispiravano granché e allora? Come utilizzare quella pasta avanzata?

Ho cominciato a tagliare triangolini e rettangolini di pasta, al centro dei quali ho appoggiato un pomodorino intero, un pizzico di sale e origano e una goccia di olio evo li ho poi piegati come per fare un cartoccio ed ho chiuso i due lati, lasciando aperta la parte superiore. Altri pomodorini sono stati tagliati a metà e cosparsi con mozzarella o grana, oltre a sale, origano ed olio; Matilde però non ama i pomodori, così ho provato a mettere al centro della pasta un’oliva nera ripiena di mozzarella, solita goccia d’olio, chiusura del cartoccino e via, in forno a 180°C per 10 minuti circa.

prove aperitivo

Il risultato non era male: carini da vedere e veloci da mangiare!

salatini alle olivesalatini pomodorini

 

 

 

 

 

 

Mercatino dell’artigianato

Mercatino dell'artigianato. Sullo sfondo Palazzo Bonacolsi.

Mercatino dell’artigianato.
Sullo sfondo Palazzo Bonacolsi.

E’ passata anche la domenica del tanto atteso Mercatino dell’artigianato. Uno dei tanti che si tengono in ogni città, ma per noi, molto speciale.

La giornata non è stata delle migliori, ma la pioggia ha risparmiato la città e le sue bancarelle. Il fatto che il mercato coincidesse con l’ingresso gratuito in tutti i musei, ha fatto sì che la piazza fosse animata da moltissimi turisti. Arrivando in centro, nel primo pomeriggio, Matilde ed io non abbiamo potuto fare a meno di notare le numerose comitive di turisti: davanti alla Basilica di Sant’Andrea, sulla gradinata che porta alla Rotonda di San Lorenzo, in Piazza Erbe, Piazza Broletto e non potevano mancare certo in Piazza Sordello, dove lo scenario secolare del Palazzo Ducale, circondato dal Duomo, dai palazzi Bonacolsi e Vescovile, era animato da tanti gazebo bianchi, al centro dei quali era allestita “un’isola relax” con finti prati ornati di cuscini su cui accomodarsi, panche di legno, tavoli, un angolo riservato alla musica e un laboratorio creativo per i bambini. Finti alberi addobbati con palloncini multicolori davano un tocco di vivacità, illuminati dal sole che aveva fatto finalmente capolino dalle nuvole. La cantante ha iniziato il suo repertorio intonando “Home” di Bublé, e quale casa è più bella di una casa viva, piena di luce e colori come questa piazza?

Le bancarelle esponevano lavori di ogni tipo, tutti che confermavano la grande manualità di chi li aveva confezionati. Dalle borse in pelle a quelle di paglia, di tessuto, di lana; dai gioielli, unici nel loro genere perché realizzati uno ad uno, ai profumi per ambienti dalle fragranza più disparate; dalle saponette naturali, ai porta torte di feltro in tutti i colori dell’arcobaleno.

In mezzo a tutti questi gazebo, in posizione strategica vicino all’oasi relax e allo stand gastronomico (eh, si sa, anche lo stomaco ogni tanto dice la sua), c’era anche il gazebo di “Barbara Creazioni”. Aiutata dal marito Enrico, che si è addossato la parte più faticosa dal punto di vista fisico, ha allestito un tavolo degno (a mio parere) di un negozio di bomboniere e articoli da regalo.

Barbara Creazioni

Le composizioni di fiori realizzate con le calze di nylon, dai colori sfumati ad arte, erano intervallate dai piccoli lavoretti con le perline. Matilde ne ha approfittato per accaparrarsi la campanella Pasquale che aveva visto in foto, viola e bianca. Devo riconoscere che si sono organizzati egregiamente, dalle confezioni trasparenti che permettono di ammirare il lavoro da ogni angolazione, alle borse con il logo dell’ attività: davvero ben fatto. Il sorriso poi non mancava mai sul viso di entrambi, pronti ad illustrare ogni manufatto a chi si dimostrasse interessato.

Anche se la giornata è stata lunga, in parte per l’emozione della prima volta, il “battesimo del mercato” è stato fortunato, gli acquirenti non sono certo mancati.

Adesso al lavoro! Pronti per le novità del prossimo mese.

Tanta fortuna a voi ragazzi! adesso il vostro sogno è più che mai realtà.

La cosa più bella per una donna che ha un sogno? Un marito che sogni con lei.

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Dopo la pioggia

Dopo la pioggia

Oggi è stata davvero una giornata pessima, iniziata con un vento fortissimo e proseguita nel pomeriggio con l’arrivo anche della pioggia, anzi farei meglio a dire dei temporali.

Ma si sa, dopo la pioggia arriva il sereno (anche se per poco) e un solo raggio di sole ci offre la possibilità di assistere a spettacoli meravigliosi. Devo ringraziare la mia ex compagna di scuola Daniela, che mi ha permesso di condividere questo bellissimo scatto.

Speriamo che questo arcobaleno sia un buon augurio per la giornata di domani. A Mantova si terrà il “Mercatino dell’ingegno creativo”, debutto ufficiale per la mia amica Barbara; a Castel Goffredo, il secondo appuntamento dell’anno con “Libri sotto i portici”, a cui non possiamo mancare, perché le nostre liste di libri da cercare si allungano di giorno in giorno.

Buon weekend.

 

Libri Sotto i Portici

Libri sotto i Portici

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con la prima domenica di febbraio è arrivato anche l’appuntamento con “Libri sotto i portici”  a Castel Goffredo (MN). Evento che, per chi ama i libri come li amiamo noi, è una vera e propria calamita.

Ci siamo stati più di una volta e mai, sottolineo mai, una volta siamo tornati a casa a mani vuote. Puoi partire da casa con la tua bella lista di libri, ma una volta arrivata là, trovi libri che ormai avevi del tutto dimenticato, libri che non avresti mai pensato di vedere su una bancarella e ahimè, libri che hai comprato giusto una settimana fa, pagandoli a prezzo pieno, come mi è capitato stamani.

E’ veramente una grandissima libreria en plen air, con le bancarelle che seguono il porticato della piazza, soluzione che le rende accessibili anche in giornate di pioggia come questa.

Siamo tornati a casa con due borse cariche di libri, Matilde ha depennato quasi tutti i titoli della sua lista e anche noi siamo stati soddisfatti.

E’ una gioia per gli occhi poter sfogliare qualche libro antico, una gioia sentire l’odore delle pagine ingiallite. Arrivederci a Marzo, nell’attesa cominciamo un nuovo elenco…

Voglia di primavera

20160112_164031Il cielo limpido, il sole splendente, siamo già in primavera? Se non fosse per il vento freddo, lo si potrebbe pensare. Ieri è stata una giornata pessima, piovosa, da augurarsi di non dover uscire di casa, ma oggi veniva voglia di passeggiare, di sedersi su una panchina con il viso al sole. Oppure di fare una giterella.

Un paio di giorni fa, con un tempo simile ad oggi, mi sembrava capitato “a fagiolo” un post visto su Facebook che parlava del Parco dei Mostri di Bomarzo, in provincia di Viterbo. Ne ho parlato con mio marito, anche a lui queste giornate hanno fatto desiderare di andare da qualche parte in camper, così ci siamo, anzi si è messo alla ricerca su Internet di questo parco. Bomarzo_Monster[1]

Questa foto (che ho trovato in rete) è un po’ inquietante, ma davvero non vedo l’ora di visitarlo; il parco dovrebbe risalire addirittura al millecinquecento. Mi fa pensare al Giardino dei Tarocchi in Toscana, che abbiamo visitato quando la streghetta era ancora piccola, anche se qui mancano i colori e gli specchi.

Adesso aspettiamo solo che si presentino le giornate adatte per partire, intanto continueremo nella ricerca di altri siti interessanti e curiosi da visitare.

 

 

 

 

 

Mare, Sabbia e Nebbia.

Il primo week end, che ha dato ufficialmente il via alle festività, è passato ed io sento di essere già aumentata di peso. Scherzo, ma è vero che ho assaggiato qualcosa che mi ha lasciata… senza parole. Non saprei davvero che aggettivo usare, tanta era la semplicità e tanto era il sapore e la leggerezza del tutto.

Andiamo con ordine: sabato 5 dicembre alle ore 14 circa, abbiamo iniziato il nostro ponte dell’Immacolata; camper carico di tutto punto (e quando dico di tutto punto, intendo scorte da poter affrontare un mese via da casa), zaino con libri scolastici per i compiti delle vacanze, due portatili, perchè non si sa mai che si trovi un’area di sosta con la connessione wifi (sono più che certa che se li avessimo lasciati a casa, avremmo davvero trovato wifi free ovunque!) per poter scrivere qualcosa subito, quasi in tempo reale, provviste davvero esagerate, perché non mi sono mai portata via così tante cibarie da che siamo camperisti ( bottiglie di brodo, lesso, un intero roastbeef, uova, verdure varie, ben due torte ecc.), il guardaroba invece è sempre molto ridotto, il giusto per la sopravvivenza.

Così, entusiasti per la prospettiva di un weekend lungo, siamo partiti con direzione Igea Marina, per visitare i presepi di sabbia e fare un “remember” dei luoghi di villeggiatura di quando eravamo ragazzini; alle 16 circa siamo arrivati all’area di sosta, ci siamo sistemati (allacciamenti, oscuranti ecc.) e siamo usciti per una passeggiata; a questo punto devo precisare una cosa: il mare in inverno non mi è mai piaciuto, vuoi perchè c’è freddo, vuoi perchè c’è tutto chiuso, mi incute tristezza; ma la nebbia è stata la ciliegina sulla torta! Cosa posso dire? Sembrava di essere in una città fantasma, le uniche persone che abbiamo trovato erano gli altri camperisti che erano rimasti delusi quanto noi. Perchè delusi? Perchè sebbene ci fosse un ponte lungo, l’inaugurazione dei presepi di sabbia era prevista per la domenica pomeriggio alle 15. Da suicidio; cosa si fa per quasi ventiquattr’ore in una città deserta? Abbiamo passeggiato per un po’ e poi siamo tornati al camper. Ovviamente neanche l’ombra del wifi…

La domenica mattina si è presentata senza nebbia, ma con quella foschia e quel grigiore che non si riusciva neanche a distinguere la linea dell’orizzonte tra cielo e mare. Ce la siamo presa comoda e siamo usciti sul tardi per fare un giro fino al canale e poi un aperitivo in uno dei pochi bar aperti. Lungo la via, abbiamo notato un ristorantino che proponeva solo pesce, a prezzi più che abbordabili, quando poi abbiamo visto il cartello “ANCHE DA ASPORTO” abbiamo pensato che potevamo tranquillamente andare a mangiare in camper; così oltre ai crostacei gratinati, abbiamo scelto una grigliata di pesce azzurro e quello che poi si è rivelata la vera scoperta (almeno per me), la piada con acciughe, radicchio e cipolle. Probabilmente qualcuno storcerà il naso, ma posso assicurare che è davvero una bontà. L’abbiamo mangiata tiepida, traboccava letteralmente di acciughe fritte, leggerissime, morbide che contrastavano con la croccantezza della cipolla (o cipollotto) e la freschezza del radicchio. E’ andata giù che era un piacere. Peccato ne avessimo presa solo una per assaggio. Da riprovare a casa assolutamente! 🙂

Abbiamo quindi aspettato l’apertura del capannone con i presepi di sabbia, davvero molto belli e poi siamo partiti per Cesenatico.

Anche qui stesso clima, l’oscurità però ci ha fatto apprezzare doppiamente i presepi sul Canale. La nebbia era talmente fitta e pesante che sembrava quasi piovesse. Le bancarelle che costeggiavano i due lati del canale stavano chiudendo i battenti; i ristoranti e le numerose osterie erano parecchio affollati, questo ci ha convinti a cenare in camper, senza dover fare la strada di ritorno al freddo. Anche perché, chissà a che ora avremmo mangiato!

Dopo una notte molto tranquilla, il lunedì mattina ci siamo diretti verso Brisighella. Incantevole. Anche se la solita nebbia ha rovinato il panorama che sarebbe stato mozzafiato, sia visto dalla Rocca, che dalla Torre dell’orologio; purtroppo ovunque ci volgessimo vedevamo “il Nulla” (neanche fossimo nella ” Storia Infinita “).

La notte qui ci ha messi alla prova o meglio, ha messo alla prova i nostri nervi: una festa, o “student party” che dir si voglia, proprio alle spalle dell’area sosta. I ragazzi erano un po’, come dire… alticci. urlavano, cantavano e, soprattutto sembrava che fossero pericolosamente vicini al camper.

Alle 4 e mezza la festa è finita; dopo aver riposato finalmente con un po’ di silenzio ed aver fatto una buona colazione, abbiamo ripreso la strada di casa, per evitare, nei limiti del possibile il traffico intenso del rientro alla fine del ponte dell’otto dicembre.

Ecco il resoconto della nostra mini vacanza. Ho pensato che l’idea della piada con acciughe e radicchio si potrebbe sfruttare per la vigilia di Natale, magari con delle mini piade da servire come antipasto, o come aperitivo con un bicchiere di prosecco.

Direi che… sì, faro proprio così.

Ciao a tutti.