Archivio mensile:Maggio 2017

Si torna a viaggiare

Tutte le famiglie, e la nostra non costituisce certo un’eccezione, hanno i loro problemi, grandi o piccoli che siano. Problemi, intoppi, imprevisti, impedimenti, possiamo chiamarli come ci pare, sta di fatto che i nostri impegni si spostano, le abitudini cambiano e la normale routine viene stravolta.

Dopo le vacanze estive dello scorso anno le nostre uscite del fine settimana si erano ridotte di parecchio. Un po’ per i motivi elencati qui sopra e un po’ perché il nostro equipaggio è aumentato di un’unità: è arrivata Chloe, la nostra piccola gatta nera.

Così, piano piano, un passo alla volta, abbiamo iniziato a portarla in camper, dapprima molto vicini a casa e poi un po’ più in là, prima una notte, poi due, poi tre… La prima volta ci ha lasciati dubbiosi, piangeva, non voleva stare nel trasportino, non voleva il guinzaglio… tolto tutto e presa sulle ginocchia non ha più fiatato.

Per Pasqua la nostra meta è stata dapprima Castel Del Rio, in provincia di Bologna, un paesino piccolissimo consigliato da una rivista di turismo itinerante, il cui ponte ci ha lasciati senza parole e senza fiato dopo la salita, tanta era la pendenza. Nel Medioevo era l’unico ingresso per il paese e al suo interno si trovavano i posti di guardia per il pagamento del pedaggio; noi pensavamo a quei poveri animali che dovevano trainare i carri colmi di merce su per quel ponte…

Ci siamo poi diretti verso Ravenna, dove ci siamo fermati per poter visitare comodamente la città, temporali permettendo.

La città è una delle mete tradizionali delle gite scolastiche, credo che ognuno di noi sia stato almeno una volta a Ravenna, ma tornarci (come in altre città d’arte, del resto) non è mai monotono, i mosaici del Mausoleo di Galla Placidia, Sant’Apollinare Nuovo, la Basilica di San Vitale, il Mausoleo di Teodorico, la tomba di Dante Alighieri… si rivedono ogni volta con occhi diversi.

Torniamo a noi, siamo arrivati al ponte lungo del 25 Aprile, tenuta Matilde a casa da scuola (sì, perché mai una volta che le fermate scolastiche coincidano con le nostre ferie), siamo partiti sabato mattina con l’intenzione (almeno da parte mia) di raggiungere la Toscana, magari la Maremma, per una vacanza più che altro gastronomica, poi al papà è venuta un’idea:- Perché non andiamo verso Poppi, Stia, dove è stato girato “Il Ciclone”?-, eh beh, sempre Toscana era… Prima tappa: Stia (AR)

Trovata l’area di sosta comunale, con tanto di elettricità e completamente gratuita, dopo un pranzo in camper ci siamo avviati verso il paese.

Vedere la piazza e immaginare di trovarsi all’interno del film, sentendo addirittura le musiche in sottofondo è inevitabile, almeno per chi, come noi, ha vissuto quegli anni con la stessa età dei protagonisti.

Una passeggiata, una piccola sosta in una bottega che vende prodotti tipici e poi di ritorno alla base; l’area sosta sorge lungo il corso dell’Arno, e in questa zona hanno aperto uno di quei “parchi avventura”, quelli in cui bambini e non possono arrampicarsi sugli alberi e fare percorsi con le funi, i ponti di corda… è ancora un periodo tranquillo, ci si ferma per la notte e l’indomani si parte con meta: Poppi.

La giornata non era delle migliori, faceva addirittura freddino, per fortuna la pioggia ci ha risparmiati.

Il Castello di Poppi merita assolutamente una visita, solo per l’immenso cortile d’ingresso, con le scalinate che facevano un po’ pensare a “Hogwarts”, non so perché ma mi davano l’idea di potersi muovere da un momento all’altro.

Poi le sale, le scuderie che adesso ospitano esposizioni artistiche, la sala d’armi che è diventata il bookshop del castello (peccato!) e quella che resterà scolpita nella mia memoria molto, ma molto a lungo, la biblioteca del castello. Senza fiato. Manoscritti sotto vetro, le cui illustrazioni, fatte rigorosamente a mano, sembravano poter uscire dalle pesanti pagine ingiallite. Uno spettacolo per gli occhi, il cuore e l’anima, per quanto mi riguarda. Un profondo senso di rigore, disciplina, severità era ciò che respiravo, provando anche un’immensa gratitudine davanti a tanta cultura custodita nei secoli.

Una volta usciti dal castello, anche la nostra parte di turisti enogastronomici si è fatta sentire, abbiamo perciò cercato un locale che possibilmente proponesse piatti tipici.

Abbiamo trovato “L’antica Cantina” dove abbiamo potuto gustare, tra le altre cose, taglierini con spugnole e tagliata di chianina.

Per la sera ci siamo spostati in direzione Laterina, zona in cui si trova il casolare della famiglia del film, ma alle coordinate per l’area di sosta corrispondeva un ristorante, quindi non ci siamo fermati e abbiamo preferito proseguire per Lucignano, un altro piccolo paesino che si è rivelato un ottimo fuori programma.

La prima cosa bella è stata l’area di sosta (foto di apertura), ampia e praticamente deserta, per di più gratuita, con attacco per elettricità; da qui si saliva a piedi per circa 500m e si era già ad una delle porte del paese, il cui centro storico risale al Medioevo.

Abbiamo percorso vicoli fatti di gradini, in salita e in discesa, abbiamo curiosato nei negozietti e ovviamente comprato i prodotti tipici della toscana, con i quali abbiamo pranzato all’aperto, al sole come tre lucertole.

Ci siamo talmente rilassati che, anziché partire per un’altra destinazione, ci siamo fermati anche per la seconda notte e il mattino dopo, non senza aver fatto scorta di pane sciocco, formaggi e salumi, siamo ritornati sulla strada di casa.

Il “rodaggio” di Chloe si è quasi concluso, ha sonnecchiato durante i vari spostamenti e  anche durante il viaggio di ritorno, senza miagolii spaventati e ipersudorazione.

Adesso si torna a viaggiare.

Alla prossima.