Archivio mensile:Aprile 2016

25 Aprile in camper

RacconigiSiamo partiti venerdì 22 di pomeriggio, facendo saltare a Matilde il sabato scolastico. Direzione Racconigi per visitare una delle tante dimore reali (dei Savoia) sparse per il nostro Paese. Essendo giorno lavorativo, l’autostrada era parecchio trafficata e dopo le 17 sono aumentati notevolmente i camper, soprattutto in direzione opposta alla nostra; il traffico era comunque scorrevole, non ci sono stati rallentamenti, né code. Siamo arrivati a Racconigi dopo le 19 e l’area camper era deserta, non sorvegliata, abbiamo quindi deciso di spostarci ad Alba, non vicinissima, ma pur sempre una zona che conosciamo abbastanza bene, il parcheggio/area è vicinissimo al centro città e per fortuna i camper presenti erano ancora pochi, al sabato ci sarebbe stata l’inaugurazione di “Vinum” fiera dei vini piemontesi, molto interessante.

Dopo aver sistemato il camper per la notte, vicino ad un altro di “rumorosi” ottantenni, come si sono scherzosamente definiti, siamo andati in centro decisi a cenare al ristorante, avevo un bisogno urgente di “battuto all’albese” che, per chi non ne fosse a conoscenza è carne di fassona, battuta a coltello fino diventare vellutata purea, condita con sale, pepe e olio d’oliva, che anche ad un non amante della carne cruda potrebbe piacere molto.

Così ho pregato Sandro (mio marito e papà della streghetta) di andare al “Vigin Mudest”, ma mi ha ricordato che avevamo anche un altro locale da provare,???, ok, vada per questo, ma essendo stracolmo, c’era da aspettare. Per principio non amo restare ad osservare la gente che cena con la speranza che se ne vadano in fretta, ma quando poi il titolare alla nostra legittima domanda,se avremmo dovuto attendere molto, ha risposto con un:” C’è da aspettare, punto.” Ho alzato i tacchi e me ne sono andata, con tutta la cattiveria che avevo, ho pensato:” Ciccio, io i soldini li ho, sei tu che hai bisogno che io te li lasci, io mangio anche in camper!”, così ce ne siamo andati, non senza avergli consigliato di imparare l’educazione, indovinate un po’? al Vigin Mudest, che con nostra sorpresa ha cambiato gestione ed è diventato L’Inedito Vigin Mudest.

Il locale è stato completamente riarredato ed è stato aperto il piano inferiore, sotto il livello stradale che lascia visibile una parte di muro di epoca romana. Scegliamo neanche a dirlo, di cenare sotto, in una sorta di vecchia cantina; arrivano i menù: insalata di carne battuta all’albese con salsa al sedano, ravioli del plin burro e salvia, brasato al barolo, stinco di agnello e per finire, ravioli al cioccolato fondente con salsa alle fragole e semifreddo ai tre cioccolati con salsa alla menta; il tutto accompagnato da Dolcetto d’Alba e moscato per il dessert. Al momento del conto, invece del solito bicchierino di amaro, ci è stata offerta una zolletta di zucchero conservata in vasi ermetici con alcool e diversi aromi; per papà alla lavanda e per me arancia e cannella: una bomba, che ha lasciato però un sapore gradevolissimo, intenso e persistente, oltre che freschissimo.

Battuto all'albese

Una passeggiata fino al camper e poi pronti per la notte, in compagnia di una decina di nuovi camper che nel frattempo si sono aggiunti all’area di sosta.

La notte è trascorsa tranquilla, per essere un venerdì notte non c’era nessun via vai di auto.

Sabato mattina, da bravi turisti abbiamo fatto colazione in un bar/forno/pasticceria con cornetti e caffè, poi ci siamo recati al mercato contadino con l’intento di cercare il nostro banco preferito dei formaggi; qui abbiamo comprato delle vere e proprie delizie, formaggi di latte vaccino, di capra e di pecora, l’ultimo, una novità ci ha letteralmente lasciati a bocca aperta: un formaggio di pecora alle pere. Temo di non riuscire a spiegarmi bene, il formaggio non contiene pezzetti di pera, ma se lo si assapora chiudendo gli occhi si è presi dal dubbio di gustare una pera e non formaggio. Difficile rendere l’idea, ma la pasta è talmente vellutata e friabile che più si scioglie e più diventa profumata.

Finita la spesa al mercato, siamo tornati a Racconigi per visitare il castello e l’immenso parco di ben 170 ettari. Unica pecca: la guida non molto preparata.

Non sono laureata in storia dell’arte, ma non mi si può venire a dire che sul soffitto della galleria c’erano dei disegni, che forse sono stati cancellati con la calce per via di una probabile peste. Il soffitto era affrescato! Erano affreschi, non banalissimi disegni! Scusate, ma certe cose mi irritano parecchio, e questo era solo un esempio di quanto abbiamo dovuto ascoltare. Chiudiamo però questa parentesi per parlare del vero protagonista di questa giornata, il castello.

Favoloso è dir poco e, data la mia passione sfrenata per il cibo, indovinate un po’ quale parte mi è piaciuta immensamente?

Le cucine! Grandi, maestose, regali insomma. La sala (cucina) si trova al di sotto del palazzo, nel piano interrato, al centro troneggia una enorme stufa “economica”, diciamo l’equivalente di una cucina da ristorante odierno, solo con il funzionamento a legna, il resto della stanza è arredato con griglie, forni, madie, lavelli e ovunque è appeso il pentolame, rigorosamente in rame. Proseguendo nella visita alle cucine, si nota come esistessero locali riservati ad esempio alla pasticceria, alla preparazione della selvaggina e alla stagionatura dei salumi; i frigoriferi, se così possiamo chiamarli, erano addirittura protetti da cancellate chiuse a chiave. E poi ancora, ghiacciaie, cantine ed una stanza interamente rivestita di marmo predisposta per la macellazione.

La cucina del castello

Tutto il resto del castello è perfettamente arredato, la stanza da letto del re Vittorio Emanuele III è la copia esatta della cabina che il re e la regina avevano su un transatlantico (così almeno ci ha raccontato la guida), ogni camera da letto era seguita da un bagno. Poi gli alloggi per gli ospiti, ogni porta affacciata sul corridoio introduceva in un appartamento, la sala delle feste in marmo bianco e grigio affacciata sul grande piazzale retrostante e la scalinata che porta ad una balconata affacciata sulla sala da ballo.

castello di Racconigi

Usciti dal castello siamo passati sul retro, o meglio su quello che erroneamente avevamo creduto fosse la facciata posteriore del palazzo; da qui la vista dell’immenso parco, dal quale giungevano le carrozze che recavano a palazzo i reali o gli ospiti.

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Purtroppo le condizioni del parco sono pessime, come ci ha spiegato la guida che ci ha accompagnati in carrozza, a causa dei tagli del personale, in pratica non se ne occupa più nessuno, il grande prato è un mare di erbacce mezze secche. Sul fondo del parco un’ altra costruzione ci nasconde alla vista le serre, una vera opera d’arte, anche questa abbandonata al suo destino, infatti la mancanza di personale ha reso impossibile la coltivazione di alcunché. La passeggiata guidata in carrozza ci ha fornito scorci del parco e del castello, che passando a piedi difficilmente avremmo notato. Su una riva del laghetto notiamo una costruzione che, come ci viene spiegato, era una voliera, ospitava i piccioni viaggiatori usati per lo scambio di notizie, con il passare degli anni era rimasto un luogo per le passeggiate romantiche, immerso nel verde dei salici, davvero suggestivo.

Terminiamo il giro del parco e cerchiamo una meta per la notte.

La scelta cade su La Morra, dove abbiamo trovato un agricampeggio: una doccia come si deve non ce la toglie nessuno.

La Cascina del monastero è piu agriturismo che agricampeggio, ma abbiamo libera scelta sul punto di sosta e c’è soltanto un altro camper, di certo non ci sarà confusione.

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Cena e poi nanna, non si sente un’auto passare, in compenso lo stagno è più che abitato, rane su rane che gracidano giorno e notte, una piacevole ninnananna che può mutarsi in un vero e proprio incubo, se qualcuno si ferma ad ascoltare.

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Anche questa notte scorre tranquilla. La mattina è fresca e luminosa ed è davvero un peccato lasciare queste zone, soprattutto quando sai che a casa è stato un vero e proprio diluvio.

Ripartiamo alla volta di Nizza Monferrato, ci sistemiamo nell’area camper vicinissima al centro; dopo pranzo facciamo due passi, ma la cittadina è invasa da bancarelle di ogni sorta, ci sono anche quelle che, con nostro grande stupore, vendono animaletti (gerbilli, criceti russi, tartarughine d’acqua e persino cincillà); visitare la città diventa un problema, è troppo affollata, così torniamo al camper per la nostra ultima notte.

L’indomani mattina, con molta calma ci rimettiamo in viaggio verso casa.

Facciamo sosta a Cremona per il pranzo e anche per dare un’occhiata all’area di sosta, in vista di un prossimo week end appena fuori porta.

Rientriamo nel tardo pomeriggio. E’ stato un bel fine settimana, in una zona che conoscevamo, ma che avevamo sempre visto in autunno e che ci ha piacevolmente stupito per i tanti toni di verde intenso.

Alla prossima.

Domenica alternativa

MantovaDomenica scorsa, abbiamo trascorso l’intera giornata a fare i turisti in giro per Mantova, Capitale Italiana della Cultura per il 2016.

I festeggiamenti sono iniziati sabato mattina, con il discorso del sindaco davanti alla Rotonda di San Lorenzo; Mantova, che già da vent’anni ospita il celeberrimo Festivaletteratura, adesso è più che mai città d’arte e cultura. A salutare questo importante riconoscimento, anche lo skyline ritornato alle origini, con la lanterna della Basilica di S. Barbara restaurata (ricostruita completamente) dopo il terremoto del 2012. Ciliegina sulla torta, due giornate piene di sole, con un clima da primavera inoltrata che ha attirato in città migliaia di turisti.

Mercato europeoUn’altra chicca è stata la seconda edizione del Mercato Europeo che si è svolta, come lo scorso anno, in Piazza Virgiliana, bellissimo parco cittadino, troppo spesso lasciato nel dimenticatoio. I vialetti ghiaiosi di questo grande giardino sono stati invasi da bancarelle ricolme di ogni tipo di mercanzia e ghiottoneria: indumenti in lana cotta dall’Austria, gioielli, borse, saponi dalla Francia, sciarpe, foulard, per passare poi ai Brezen di Merano, ai biscotti della Bretagna, spezie da ogni dove, dolci dalla curiosa forma a cilindro dall’Ungheria, nocciole dall’Olanda, poffcake ( come quelli visti a Fontanellato) dal Belgio, liquirizia di ogni forma e aspetto (liquida, in polvere, a pezzi…) pistacchio in barrette e in crema spalmabile, per non parlare poi degli stand gastronomici, presi d’assalto per tutto il giorno; c’era veramente l’imbarazzo della scelta: cucina spagnola con l’immancabile paella valenciana, cucina bavarese con wurstel e crauti, cucina toscana con fiorentine, trippe, ribollita, cucina polacca, belga, passando per porchette e galletti alla brace, qualche infiltrato non proprio europeo come gli stand argentino e messicano, e altre leccornie.

biscotti bretoni

Ovunque ci si girasse c’era gente che mangiava. I tavoli accanto ad ogni stand erano stracolmi, non si trovava nemmeno un posticino piccolo piccolo; per non parlare delle lunghissime code alle casse. Ma non ci siamo lasciati intimorire ed abbiamo scelto quella più breve in uno stand tedesco. Abbiamo scelto prosciutto alla griglia e un piatto misto stinco, prosciutto, costine e arrosto con crauti, patate e verdure grigliate. Porzioni abbondanti e cibo saporito, due birre dalla Repubblica Ceca e una bibita e ci siamo accomodati sul prato nel mezzo della piazza. Ricapitolando: buon cibo, ottima compagnia, location fantastica, giornata radiosa… cos’altro si può desiderare?

Nell’arco della giornata abbiamo incontrato amici, parenti, conoscenti e tra una birra e l’altra abbiamo avuto modo di gustare parecchi brezen appena sfornati: da urlo! (e da ustioni all’esofago J ) Doppio gnamm!

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Prima di rientrare a casa abbiamo fatto qualche spesuccia: biscotti bretoni per sentire meno la nostalgia della Francia e spezie per rimpinguare le mie scorte ormai al lumicino, tra le quali ho trovato una novità (almeno per me), le fave di Tonka, simili nella forma alle mandorle, delle quali hanno l’aroma, mescolato a quello del miele e della vaniglia, si usano grattugiate come la noce moscata e sono consigliate per i dolci, in particolar modo biscotti e frolle, ma anche per le creme; insomma, devo solo trovare la ricetta giusta. Ah, vanno usate in piccole quantità perché l’aroma è molto intenso.

Finiti gli acquisti siamo tornati alle nostre biciclette e siamo tornati sulla ciclabile che ci portava dritti a casa.

E’ stata una giornata in libertà, piacevole e allegra.

E il vostro week end?

La cucina di “Due streghe e un pezzetto”

ricetteChi tra voi, cuoche e cuochi amatoriali, non ha mai desiderato di scrivere un libro di ricette, magari quelle imparate dalla mamma o dalla nonna, quelle che per prime abbiamo realizzato con le nostre mani, quelle con cui abbiamo definitivamente fatto innamorare di noi l’uomo che poi è divenuto il padre dei nostri figli, quelle copiate dai grandi chef, quelle viste in tv o sui giornali, quelle immaginate dopo aver assaggiato una pietanza in qualche ristorante e aver cercato di scoprirne gli ingredienti, quelle che abbiamo inventato…

Ecco, io non faccio eccezione, anche se non resta il primo dei miei sogni nel cassetto (prima vengono il ristorantino casalingo e la fuga in Irlanda o Normandia), è parte dell’elenco. Ho iniziato anni fa a scrivere un quaderno per Matilde sul tema, le ho raccoltole ricette della mia infanzia, quelle che cucinava mia madre per la nostra famiglia e che adesso cucino io per la mia, qualche ricetta che le piace in modo particolare e qualche ricetta base, perché le abbia sempre a portata di mano.

L’ho definito il suo libro magico, sapete, quello che porti con te quando parti alla scoperta del mondo, inizi la tua vita da persona adulta e indipendente, quello che ti porta a casa dalla mamma in un istante, come la macchina del tempo. C’è sempre bisogno della mamma, credetemi.

Pensando a questo libro di ricette, mi è venuta un’idea: perché non creare una rubrica con una ricetta al mese? Magari anche con qualche ricetta mandata da voi, sarebbe carino, non trovate?

Ho pensato di chiamarla “La cucina di Due streghe e un pezzetto”, vi piace?

Non ci saranno piatti di alta cucina, non ne sono capace, ma qualsiasi cosa che ci dia un emozione mentre la assaporiamo, dal panino al prosciutto (perché no?), al piatto più elaborato che abbiamo provato a fare; se ci sono anche aneddoti legati a qualche ricetta ben vengano; un’emozione, come il sapore di qualcosa che ci piace, non si dimentica facilmente.

Che cosa ne pensate? Si può fare?

Aspetto i vostri commenti… affrettatevi che si comincia!

P.S. a breve vi indicherò a che indirizzo inviare le mail con le vostre ricette e le foto dei vostri piatti.

La notte fa riflettere

notteLa notte scorsa, avendo la consapevolezza di non dovermi alzare alle 5,45 come il solito, non ho chiuso occhio; alle due e mezza i miei occhi scrutavano, ben spalancati, il soffitto. Avrei voluto leggere un po’, ma questo significava svegliare mio marito che aveva tutto il diritto di riposare; avrei potuto scrivere un articolo per il blog, ma nel silenzio, la digitazione sulla tastiera diventa un fracasso infernale; potevo andare, perché no? in cucina a preparare il pane da infornare stamattina, ma si stava troppo bene sotto le coperte, così mi sono rigirata per un po’ nel letto con la speranza di prendere sonno… niente da fare.

Allora, ben conscia di non poter più dormire, ho lasciato vagare i pensieri in libertà e dove vanno a finire i miei pensieri? Quando ero ragazzina, adolescente, andavano al cantante o all’attore di turno, al “tipo” che incontravo tutte le mattine andando a scuola e che avrei voluto conoscere, adesso che sono “vecchia e poco saggia”, vanno direttamente in cucina, e mi sono ritrovata a paragonare, a pensare la vita come una cucina in cui si prepara da mangiare con quello che si ha.

cucina

C’è chi ha ingredienti pregiati e può preparare piatti raffinati, ma destinati a pochi invitati; chi ha ingredienti comuni e cucina piatti semplici, magari cercando di tramandare ricette di famiglia; c’è anche chi cucina con gli avanzi, con ingredienti che altri non hanno voluto o non hanno più voluto e riesce ad avere una mensa più ricca e più varia e poi c’è anche chi rifiuta alcuni ingredienti, perché potrebbero “nuocere” alla linea; niente a che vedere con chi non può utilizzarli perché la salute ne risentirebbe sul serio.

Fruit,_Vegetables_and_Grain

 

Se si pensa a quanto ho appena scritto trasformando gli ingredienti in esseri umani, si ha la rappresentazione della nostra società in versione gastronomica: i single, le famiglie allargate, i benestanti, i milionari, gli operai…

E’ proprio vero, allora, che siamo quello che mangiamo?

Tutto questo è passato per la mia mente, anzi davanti ai miei occhi, fino al suono della sveglia ed erano ben chiari i contorni delle persone, quasi come fossi a teatro, ad assistere ad una commedia.

Con questo pizzico di follia filosofica o folle filosofia, vi auguro un buon fine settimana.

Alla prossima.

(foto prese dalla rete)