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La cucina di Due streghe e un pezzetto -buongiorno!-

Pancakes con mirtilli rossi e fave di tonka

Pancakes con mirtilli rossi e fave di tonka

Ben ritrovati! Come potrete facilmente intuire dall’immagine, nonché dal titolo, oggi parliamo di colazione.

Non sono quella che si dice “l’esempio” in fatto di colazioni, esco molto presto la mattina e, nonostante mi alzi con notevole anticipo, ho sempre mille cose da fare che mi riducono ad un caffè bevuto al volo mentre mi infilo la giacca; appartengo a quella categoria di persone che al mattino preferiscono stare in silenzio e che, al solo pensiero di mangiare qualcosa, si sentono quasi male, quindi non è un grande sacrificio per me, quello di non potermi sedere a tavola per iniziare la giornata con una sostanziosa colazione.

Tutto questo accade dal lunedì al venerdì, perché come scatta il week end, la Mister Hyde che è in me si risveglia con la voglia di coccolarsi un po’, specialmente il sabato mattina quando marito e figlia sono rispettivamente al lavoro e a scuola.

Così una volta salutati i miei amori, rifocillato il “pezzetto”, ovvero Chloe, la gatta, mi concedo una colazione con la C maiuscola; a volte dolce, altre salata, ma per oggi mi limito a raccontarvi la mia versione dolce.

La ricetta per i pancakes si trova ovunque, per non parlare dei preparati già dosati presenti in commercio, vi voglio però lasciare ugualmente la mia versione, chissà, potrebbe piacere anche a voi.

Pancakes (ricetta base)

Dosi per 8-10 pancakes

125g di farina 00 (o manitoba o un mix di farina e fecola di patate)

1 cucchiaio di zucchero di canna

1 pizzichino di sale

1 uovo

125ml di latte

25g di burro fuso

1 cucchiaio colmo di bicarbonato

fave di tonka grattugiate qb

Mescolare tutti gli ingredienti tra di loro e versare l’impasto ottenuto, con l’aiuto di un piccolo mestolo, su una piastra antiaderente in modo da formare dei dischi di 8-10 cm di diametro; lasciare cuocere fino a quando non si formeranno delle bollicine sulla superficie, quindi girarli e lasciare finire la cottura per un minuto.

Questa è la base alla quale vengono di solito aggiunti aromi (noce moscata, cannella); la ricetta originale comprende anche il lievito per dolci, che io ho sostituito con il bicarbonato; per l’aroma vanigliato uso le fave di tonka .

La prima variante è quella con i mirtilli rossi, se ne possono aggiungere a piacere, anche sminuzzati, al momento dell’impasto.

La seconda variante è diventata la preferita della streghetta Matilde: agli ingredienti di base unisco 2 cucchiaini di cacao amaro e 2-3 cucchiai di gocce di cioccolato bianco e questo è il risultato:

Pancakes cacao e gocce di cioccolato bianco

Pancakes cacao e gocce di cioccolato bianco

Domani è sabato, sbizzarritevi pure, io non mancherò di rendervi partecipi di qualche altro mio esperimento.

Buon week end e buone colazioni.

 

 

Pasticciere o pasticcione?

IMG_20160310_194649Mercoledì, giornata di relax, niente catechismo, niente danza, mi si avvicina la streghetta e -Mamma, visto che i pochi compiti che avevo li ho già fatti, posso fare una torta?-, ci penso un istante e mi ricordo che dall’ultimo show-cooking abbiamo portato a casa un paio di scatole di preparati in omaggio, un preparato per biscotti e uno per torta margherita, perfetto!

Vada per la torta margherita, che però ci sembra un pochino semplice così com’è, perché non arricchirla con delle gocce di cioccolato? Al preparato dobbiamo aggiungere solo tre uova, cinquanta millilitri di olio e due cucchiai d’acqua.

Matilde è contentissima perché può fare tutto da sola, anche usare la frusta elettrica. Siamo pronte per iniziare la nostra “avventura”, anzi no, manca ancora una cosa: la tortiera con la chiusura a cerniera di ventiquattro centimetri di diametro. Ed è proprio qui che ho la mia prima brillante idea: -Amore, preferisci la forma tradizionale o quella a ciambella?- -Quella a ciambella, mamma!- e mentre Matilde comincia a “frustare” gli ingredienti, io spennello con un po’ di olio lo stampo per la torta.

E’ il momento di aggiungere le gocce di cioccolato, non so come mai, ma sembrano diventate di piombo, si precipitano sul fondo della zuppiera, dove fanno addirittura ventosa aderendo alle pareti, da cui facciamo fatica a smuoverle.

Aiuto Matilde a versare il tutto nella tortiera, mentre lei la fa ruotare per distribuire meglio il contenuto, quando, ad un tratto -Mamma, è normale che esca da sotto?- rimango lì, con la zuppiera a mezz’aria, poi, come colpita da un fulmine, mi piego di lato, in tempo per vedere la nostra torta che se la sta “svignando” dalla base della tortiera, controllo lo stampo, è ben chiuso, anche se il gancio non fa molta presa; mi precipito a prendere lo stampo a ciambella in silicone e vi travasiamo il tutto, -Per poco non dovevamo buttare tutto nella spazzatura!- esclama Matilde, mentre la sua torta si appresta ad entrare in forno.

La streghetta resta a controllare la cottura, mentre io mi occupo di altre faccende, la torta comincia a gonfiarsi e già parliamo di quanto sarà bella una volta che l’avremo ricoperta con lo zucchero a velo, ma…

-Mamma! C’è qualcosa che non va, la torta sta gocciolando sul fondo del forno!-

Ci mancava solo questa!, non volevo aprire lo sportello per non far sgonfiare la torta che era dentro da troppo poco tempo, ma non potevo fare altrimenti, così ho aperto in fretta e furia ed ho messo la leccarda sul ripiano inferiore, sperando che la torta si rassodasse in fretta e smettesse così di uscire dallo stampo che, oramai avevamo constatato, era troppo basso.

Niente da fare, sembrava un rubinetto aperto: avete presente la classica scena comica, in cui il protagonista ha usato troppo lievito e l’impasto che ha nel forno, comincia ad uscire fino a riempire tutta la casa? Ecco, uguale!

Non restava che riaprire il forno, togliere la leccarda con l’impasto bruciato, raschiare via quello colato sul fondo del forno che si è carbonizzato (non vi dico l’odore che aleggiava per tutta la casa) ed ovviamente levare la torta, che si è appiattita all’istante; ho sistemato lo stampo in una tortiera larga e rimessa in forno il più velocemente possibile (altro che pit-stop!): non tutto era perduto, la nostra eroina, la torta, cominciava a riprendere forma, un po’ sbilenca, ma ricominciava a lievitare.

Pasticciere o pasticcione?

Sulla confezione si raccomandava di scaldare il forno a 180°C e di infornare per 40- 50 minuti, sapendo che il mio forno tende a carbonizzare quando viene impostato dai 180 in su, ho pensato bene di abbassarlo a 175° e di infornare per soli 40 minuti. Risultato? Dopo 40 minuti la poveretta era tutta tremolante come una gelatina. Così ancora una volta la torta è tornata nel forno, stavolta seguendo le indicazioni della scatola, per dieci minuti buoni.

E’ scoccata l’ora X, il drinn del timer ha messo la parola fine a questa storia.

Matilde continuava ad affermare che la torta sarebbe stata una “schifezza”, che come pasticciera era proprio negata e via discorrendo. Ragazza mia, non devi scoraggiarti per una torta venuta male, anzi guardandola dobbiamo ammettere che non è nemmeno brutta. Aspettiamo qualche minuto e poi la trasferiamo su una griglia per lasciarla raffreddare completamente.

Come avevamo predetto le gocce di cioccolato/piombo sono finite tutte in fondo e adesso che la torta è capovolta, formano un anello sulla superficie che sembra fatto intenzionalmente.

Julia Child diceva “Non giustificatevi mai se qualcosa non vi riesce, in fondo in cucina ci siete solo voi e potreste averlo fatto apposta.”, o qualcosa di simile, in pratica siamo state bravissime!

Il profumo era buono e, dopo una fatica iniziale per tagliare la parte “marmorea” con le gocce di cioccolato, la torta era sofficissima.

Pasticcioni si nasce, ma pasticceri si diventa. Dateci tempo e vi stupiremo!

Piccola cuoca

 

Ah, a proposito, la torta ci sembrava talmente carina che non abbiamo nemmeno usato lo zucchero a velo.