Scelte al bivio

BivioCom’è difficile, a volte, scegliere per altre persone. Anche se quelle persone sono i nostri figli, per i quali cerchiamo sempre il meglio di ogni cosa.

Nel mio post precedente avevo parlato dell’opportunità per Matilde di frequentare il Giococamp organizzato dalla scuola: una settimana all’insegna dello sport e del divertimento.

Sia io che mio marito siamo stati molto combattuti sulla scelta da operare; mandare Matilde, sapendo che un’esperienza lontano dai genitori è un’opportunità di crescita, o non mandarla e darle la possibilità di finire l’anno di danza con il saggio finale?! Ci siamo trovati ad un bivio.

Ho provato a visualizzare i pro e i contro della scelta; andare al Camp significa imparare a convivere con persone che non hanno le nostre stesse abitudini, imparare ad essere responsabili del nostro comportamento, nei confronti delle nostre cose, della nostra persona; non andare significa portare a termine un impegno preso ad agosto, quello della scuola di danza che tanto ci piace, la scuola che ci dà la possibilità di frequentare stage, di partecipare anche a concorsi. Andare al Camp ci tiene lontani da mamma e papà per un’intera settimana, senza poter fare loro nemmeno una telefonata, in quanto i cellulari non sono ammessi e gli insegnanti non vogliono chiamate da parte dei genitori; andare a danza, soprattutto a giugno, quando il saggio è imminente, significa prove prolungate quasi ogni giorno, senza sabati e domeniche, corse casa-teatro teatro-casa nel giro di poche ore, cambi di orario improvvisi.

Pro e contro.

Ho provato a mettermi nei panni di Matilde e, oltre a scoprire che non fanno per me, in quanto alla sua età ero molto più “bambina”, mi sta stretta anche la definizione di amiche: adesso tra bambine c’è una cattiveria pazzesca; si usano. Una bambina/amica va bene finché ne traggono un “guadagno” personale, poi si passa ad un’altra, come in un circolo vizioso, perché le malcapitate, nel momento in cui vengono interpellate di nuovo, si illudono di essere state scelte come amiche preferite… e via di questo passo.

Ho pensato quindi a come potrebbe essere il soggiorno di mia figlia, basandomi sui resoconti delle mattinate a scuola: un disastro senza ombra di dubbio.

Ho pensato come sarebbe finire l’anno di danza senza essere nella coreografia finale, guardare le prove dei costumi di scena senza averne uno proprio, salutare il gruppo di danza moderna il giorno prima dello spettacolo, sapendo di dover partire il giorno dopo e di non poter salire sul palco…

Abbiamo messo Matilde di fronte a tutte queste perplessità, si è dimostrata parecchio matura (a mio avviso), ha deciso di stare qui e fare il saggio di danza (ah, non l’ho detto, coinciderebbe proprio con la data di partenza),partecipare a qualche altro stage con qualche altro insegnante famoso e con il gruppo affiatato che si è creato.

Forse posso sembrare una mamma iperprotettiva, ma posso assicurare che non è così; una tra le tante motivazioni, che mi hanno fatto decidere di non mandare Matilde al Camp, è stata una parte della presentazione che ci ha fatto la docente incaricata, all’assemblea di giovedì scorso. La professoressa, docente di educazione fisica, ha illustrato il programma di questo Camp, la giornata tipo che avranno i bambini ed ha insistito parecchio sui termini competizione, gara squadre, punti…

Tutto il soggiorno è una continua gara, per il posto a tavola, per rifare i letti al mattino, per riordinare, per le attività pomeridiane. Tutto si svolge a squadre e per ogni cosa si guadagnano o si perdono punti. Adesso, io non sono contraria ai giochi a squadre, alle gare, ma che tutta la vita debba essere improntata sul fatto di vincere o perdere, questo no.

Mi hanno sempre insegnato che l’importante è partecipare, che l’importante è dare il meglio di sé, non arrivare sempre primi. Non voglio che mia figlia diventi un’adulta che discrimina le persone, dividendole in vincenti e perdenti. Voglio che impari a scoprire il valore di una persona non dall’ordine di arrivo, ma dalle qualità che dimostra di avere; voglio che impari a rispettare le persone e non a calpestarle per “superarle”, solo così si guadagnerà il rispetto e la stima degli altri.

Non è stata una scelta facile, perché abbiamo pensato anche di essere troppo severi, ma la serenità che si è dipinta sul volto di Matilde, quando ho comunicato la sua assenza al camp, mi ha fatto capire che forse lei sarebbe andata per non darci un dispiacere, per non deluderci.

Cara, grande, grandissima donnina mia.

2 pensieri su “Scelte al bivio

  1. Maxx

    Avete fatto bene. Sarebbe stato piu’ formativo un campo estivo “classico” o addirittura gli scout.
    Una settimana di competizione e gare sarebbe stata solo generatrice di ansie 😉
    Infine, la danza è cultura e un mettersi alla prova continuo, quindi ottima scelta comunque!!!!

    1. duestregheeunpezzetto Autore articolo

      Anche noi avremmo preferito un Campo vecchio stile, con giochi sì, ma con qualche escursione magari. Pazienza.

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